Scuola di Medicina Spagirica
A cura del dipartimento Scientifico della Similia
3ª lezione del 1° anno
Epistemologia II
Docente: Dr. Ugo Alberto Caddeo




Indice della lezione


Lezione 1


Lezione 2


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Domande al docente

5 Analogia e Patologia


Se un paziente eczematoso che sogna situazioni dove spesso ricorrono incendi, fuochi. Se è un paziente che simultaneamente mentre fa questi sogni, ci racconta che la sua vita sessuale è molto attiva, che è un tipo molto focoso e se afferma che ha una difficoltà di rapporto e di collaborazione con i suoi colleghi perché è un tipo molto impositivo, ma nello stesso tempo è un tipo molto generoso. Quindi nel momento che un collega o un subalterno deve affrontare dei problemi, lo aiuta lo assiste nel problema. Magari un tipo di direttività molto impositiva, molto passionale come nell'educazione dei figli. Come vediamo sono tutte forme di vita, apparentemente diverse una dall'altra. Però ci viene a dire che è un tipo focoso. Cioè sono tutte forme simboliche di uno stesso archetipo, cioè l'archetipo Fuoco. (Sole o Leone)
Un archetipo che il paziente, anche attraverso la patologia che ha, lo mostra in modo eccessivo. Il suo Fuoco è in eccesso.
Ecco, che allora, le varie terapie della Tradizione, la Medicina Spagirica piuttosto che l'Agopuntura, o l'Omeopatia, si rimettono nelle modalità analogico-simboliche per entrare in vibrazione con questa persona, in questo momento della sua esistenza, dove la dimensione Fuoco, l'archetipo Fuoco è particolarmente eccessivo, è particolarmente di vibrazioni alte ed intense.
Importante è che il terapeuta entri in gioco, nella modalità della vibrazione del paziente. Vorrà dire che quindi il terapeuta non dovrà mai contrapporsi a quel momento esistenziale del paziente. Stile delle pseudo scuole-psicologiche americane, tu sei depresso, non è vero, non sei depresso, io sono OK, e tu sei venuto da me perché sono OK, ma se tu sei venuto da me perché sono OK vuol dire che anche tu sei OK.
E' assurdo, non si guarisce. Anzi non si fa altro che nutrire di più la depressione del paziente, che si sente sempre più nel ghetto della sua situazione in confronto al terapeuta che in quel momento rappresenta il mondo che lo dovrebbe riagganciare. L'allontanamento del mondo, allora, è ancora più incisivo. Invece occorre entrare dentro nella sua depressione, nella sua vibrazione di quel momento. Che non vuol dire essere depressi e nemmeno recitare di (far finta di) essere depressi come lui. E quindi ancor meno dire: lei vede il suo lavoro con un prossimo licenziamento, anch'io penso che nella mia struttura tra poco mi licenzino !!! Assolutamente non vuol dire questo.
Entrare in gioco nella modalità della vibrazione del paziente vuol dire entrare per analogia nella vibrazione del paziente, il che vorrebbe dire per esempio, non certamente usare un tono di voce aggressivo, autoritario e neanche troppo positivo. Un tono di voce per esempio che in qualche modo rispecchi un rallentamento, un tono vibratorio molto lento, dove il paziente depresso, riesce a sintonizzarsi. Riesce uditivamente a recepirlo meglio e ciò non vuol dire che entra in una depressione maggiore, ma entra in una ricettività, una sensazione di protettività che in quel momento ha bisogno il depresso come prima chiave per venirne fuori.
Quindi si sente in un ambiente protetto, perché ha una vibrazione protettiva. Parla la sua lingua, il suo ritmo, la sua lunghezza d'onda, mentale, psichica e fisica.
Quindi mai dare l'opposto, come si fa con gli psico-farmaci, mai dare medicine veloci che possono tirarlo fuori dalla sua depressione o se simultaneamente ha dei problemi funzionali, mai dare dei medicinali, ma lo dico anche in chiave allopatica, che sono troppo veloci a tirarlo fuori da questi disturbi secondari che può avere, perché il rapporto deve essere lento, perché il mondo suo in questo momento, è lento e può entrare in sintonia solo con le parti lente del mondo. Non può entrare in sintonia con le situazioni veloci, al di là che siano positive o negative. Peggio ancora se sono positive, se sono vincenti. Non ha bisogno in questo momento di cose vincenti. Sarà in una seconda fase, quando non sarà più il depresso di adesso.
Questo è solo un esempio sullo psichico, ma lo stesso si può fare sull'organico dato che la totalità dell'essere umano è un'analogia vivente.

È quello che in psico-somatica si chiama la dimensione d'organo.
Se uno è affetto da un'epatite, l'epatite non è in relazione solo con il fegato, ma tutto l'individuo stesso è epatite.
Questa aggressività repressa, che genera fuoco, lo incendia dentro; gli rode il fegato, in questo momento; questa è una verbalizzazione spesso detta da pazienti con patologie in eccesso. Quindi epatiti, molto più che legati a problemi funzionali, per esempio.
Molto spesso non digerisce e si accomuna ad una verbalizzazione tipica dell'ulceroso, per esempio. Non digerisce questo rospo, non ingoia questo rospo. Che è naturalmente un non digerire relativo dipendente del disturbo avanzato del fegato. Quindi è una frase che ha una vibrazione diversa pur avendo detto le stesse parole di un ulceroso, dove la situazione è primaria, in una vibrazione più intensa.
Si stava parlando di dimensione d'organo, esistono queste parti per il tutto. L'epatite è una parte per il tutto e quindi è in analogia con la totalità dell'organismo e della psiche della persona.
Quindi il fegato è anche in testa. Questo fegato ammalato, pieno di fuoco, epatite è anche nel cervello, nell'intestino, è anche nella sua gestualità.
Ha una gestualità differente dall'ulceroso. Sono tutte e due "incavolati" con il mondo, ma in modalità differenti e quindi analogicamente il terapeuta deve entrare in vibrazione.
A questo punto,
Una volta che il terapeuta è entrato in vibrazione con il paziente subentra l'importanza della fiducia che il paziente dà al terapeuta.
"Dottore ne ho girati tanti ma adesso mi fermo da lei, perché so che in un modo o nell'altro, prima o poi, mi tirerà fuori da questa situazione."
Questo dimostra che è entrato in vibrazione con questo paziente. Ecco che allora il paziente si accende una sigaretta anche se c'è il cartello vietato fumare. "Oh scusi dottore non ho visto il cartello!"
Lasciatelo fumare, perché vi sta comunicando che vuol condividere un'area privata, un'area in cui ci siete solo voi due.
E sarebbe meglio a questo punto anche se non ne avete voglia, addirittura di accendervi voi una sigaretta per fumare insieme la stessa sigaretta e lo stesso fumo, stessa aria privata.
Quindi questo ci dimostra come veramente ogni cosa che succede è una forma di analogia, quindi una forma simbolica di un unico archetipo che in quel momento mi sta portando il paziente. La dimensione d'organo è l'archetipo che entra tramite le forme simboliche dei nostri organi, e delle nostre parti psicologiche e spirituali ed entra in vibrazione in difetto o in eccesso nel caso di una situazione di alterazione, quindi di malattia nella storia di quella persona.
Naturalmente occorre conoscere a poco a poco dalla Tradizione, non è così difficile (è più difficile fare il salto di qualità) ma da quello che la Tradizione nella sua totalità ci porta non è difficile trovare le analogie tra i vari organi.
Le analogie che semplicemente possono essere analogie funzionali, possono essere quindi unificate alle parti psichiche che abbiamo o unificate ai pianeti, unificate alle erbe ai minerali. Perché ogni regno è di per sé in sintonia e vibrazione con ogni altro. Se tutto il cosmo è una forma simbolica, ogni cosa è una forma simbolica.
Pertanto è la fronda di un albero che ci dice la stessa cosa dell'albero. Avendo una foglia di un albero e non avendo l'albero per intero si può comprendere cosa e come sia l'albero dalla foglia.
Possiamo partire da una parte per un tutto perché arriveremo alla radice, all'essenza del tutto tramite quella parte di cui è la forma simbolica.
L'archetipo è quindi la funzione massima totalizzante.
L'archetipo è il concetto universale, primordiale, immaginifico.
Se ci pensate bene in questi due vocaboli c'è l'opposto l'uno dell'altro. Il concetto è in una dimensione razionale, se vogliamo concettualizzare significa che stiamo razionalizzando. Immaginifico, (vale qui il discorso sul MAK nella lezione 1) è la nostra dimensione non fantastica, come spesso nel nostro linguaggio intendiamo, una specie di evasione, la fantasia, la fiabetta che ci raccontiamo è una situazione di fuga da un modo di vivere da una certa società(non la Fiaba della tradizione).
Immaginifico è invece la controparte della razionalità che spiega quello che ad un livello verbale, di processo logico ci spiega la realtà razionale. Quindi è il processo analogico.
La definizione del processo concettuale analitico: razionale, dell'immaginazione, spaziotemporale consequenziale.
La definizione del processo concettuale analogico: irrazionale, sintetico, non analitico, del "hic et nunc".
Le due definizioni si uniscono in una funzione universale che quindi Uni-versus, teleologico1, verso un senso ben preciso (che non significa che noi dobbiamo possedere questo senso a livello razionale).
Quindi abbiamo questo Versus in qualche cosa, che, per forza, la razionalità non può comprenderla tutta. Altrimenti sarebbe parziale e allora non sarebbe un fine. Non sarebbe un senso ma sarebbe solo un significato. E qui è molto importante la differenza tra significato e senso.
Il significato è la spiegazione di quello che possiamo dire di un evento o di una cosa, di un'entità, di una situazione in chiave razionale, avendo un significato, essendo animali razionali, giustamente, ci diamo una ragione, (guarda caso si usa questa parola) per poter accettare quella cosa, tramite una spiegazione. Ma passiamo esclusivamente, nel campo analitico, che sicuramente ci serve in un percorso di consapevolezza, ma è parziale. Il senso delle cose, vuol dire, che accettiamo non passivamente, le cose che ci accadono intorno.
Se veniamo tamponati da una macchina, avrà un senso. Anche quello, che sembra di una banalità contingente. Avrà un senso che siamo stati tamponati e non viceversa, abbiamo tamponato. Avrà senso, anche per quell'altro che ha tamponato, che magari in quel momento lì sa di aver torto e mi fa mille scuse per quello che ha combinato. E quindi non ho nessun atto di aggressività verso di noi. Eppure l'atto del tamponamento è un atto aggressivo. Quindi nel suo senso esistenziale, in quel momento lui ha dovuto liberare delle energie, aggressive, e guarda caso proprio contro quella macchina che è la nostra.
Ma se noi siamo lì in quel momento, nel qui ed ora, quando succede l'incidente, in qualche modo, sembra assurdo dal punto di vista razionale, noi siamo nella responsabilità di essere lì nell'incidente.
Quindi non certo a livello legale, ma a livello di senso, noi abbiamo una responsabilità nell'incidente, fermo restando comunque che quell'incidente ha un senso, come tutte le cose hanno un senso.



Note

1  Teleologico vuol dire finalistico. Teleos vuol dire fine. Teleolos, vuol dire verso una finalità. Quindi finalismo. Torna al testo



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