Indice della lezione
Lezione 1
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Domande al docente
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5 Analogia e Patologia
Se un paziente eczematoso che sogna situazioni dove spesso
ricorrono incendi, fuochi. Se è un paziente che
simultaneamente mentre fa questi sogni, ci racconta che la
sua vita sessuale è molto attiva, che è un tipo
molto focoso e se afferma che ha una difficoltà di
rapporto e di collaborazione con i suoi colleghi
perché è un tipo molto impositivo, ma nello
stesso tempo è un tipo molto generoso. Quindi nel
momento che un collega o un subalterno deve affrontare dei
problemi, lo aiuta lo assiste nel problema. Magari un tipo di
direttività molto impositiva, molto passionale come
nell'educazione dei figli. Come vediamo sono tutte forme
di vita, apparentemente diverse una dall'altra.
Però ci viene a dire che è un tipo focoso.
Cioè sono tutte forme simboliche di uno stesso
archetipo, cioè l'archetipo Fuoco. (Sole o
Leone)
Un archetipo che il paziente, anche attraverso la patologia
che ha, lo mostra in modo eccessivo. Il suo Fuoco è in
eccesso.
Ecco, che allora, le varie terapie della Tradizione, la
Medicina Spagirica piuttosto che l'Agopuntura, o
l'Omeopatia, si rimettono nelle modalità
analogico-simboliche per entrare in vibrazione con questa
persona, in questo momento della sua esistenza, dove la
dimensione Fuoco, l'archetipo Fuoco è
particolarmente eccessivo, è particolarmente di
vibrazioni alte ed intense.
Importante è che il terapeuta entri in gioco, nella
modalità della vibrazione del paziente. Vorrà
dire che quindi il terapeuta non dovrà mai
contrapporsi a quel momento esistenziale del paziente. Stile
delle pseudo scuole-psicologiche americane, tu sei depresso,
non è vero, non sei depresso, io sono OK, e tu sei
venuto da me perché sono OK, ma se tu sei venuto da me
perché sono OK vuol dire che anche tu sei OK.
E' assurdo, non si guarisce. Anzi non si fa altro che
nutrire di più la depressione del paziente, che si
sente sempre più nel ghetto della sua situazione in
confronto al terapeuta che in quel momento rappresenta il
mondo che lo dovrebbe riagganciare. L'allontanamento del
mondo, allora, è ancora più incisivo. Invece
occorre entrare dentro nella sua depressione, nella sua
vibrazione di quel momento. Che non vuol dire essere depressi
e nemmeno recitare di (far finta di) essere depressi come
lui. E quindi ancor meno dire: lei vede il suo lavoro con un
prossimo licenziamento, anch'io penso che nella mia
struttura tra poco mi licenzino !!! Assolutamente non vuol
dire questo.
Entrare in gioco nella modalità della vibrazione del
paziente vuol dire entrare per analogia nella vibrazione del
paziente, il che vorrebbe dire per esempio, non certamente
usare un tono di voce aggressivo, autoritario e neanche
troppo positivo. Un tono di voce per esempio che in qualche
modo rispecchi un rallentamento, un tono vibratorio molto
lento, dove il paziente depresso, riesce a sintonizzarsi.
Riesce uditivamente a recepirlo meglio e ciò non vuol
dire che entra in una depressione maggiore, ma entra in una
ricettività, una sensazione di protettività che
in quel momento ha bisogno il depresso come prima chiave per
venirne fuori.
Quindi si sente in un ambiente protetto, perché ha
una vibrazione protettiva. Parla la sua lingua, il suo ritmo,
la sua lunghezza d'onda, mentale, psichica e fisica.
Quindi mai dare l'opposto, come si fa con gli
psico-farmaci, mai dare medicine veloci che possono tirarlo
fuori dalla sua depressione o se simultaneamente ha dei
problemi funzionali, mai dare dei medicinali, ma lo dico
anche in chiave allopatica, che sono troppo veloci a tirarlo
fuori da questi disturbi secondari che può avere,
perché il rapporto deve essere lento, perché il
mondo suo in questo momento, è lento e può
entrare in sintonia solo con le parti lente del mondo. Non
può entrare in sintonia con le situazioni veloci, al
di là che siano positive o negative. Peggio ancora se
sono positive, se sono vincenti. Non ha bisogno in questo
momento di cose vincenti. Sarà in una seconda fase,
quando non sarà più il depresso di adesso.
Questo è solo un esempio sullo psichico, ma lo stesso
si può fare sull'organico dato che la
totalità dell'essere umano è
un'analogia vivente.
È quello che in psico-somatica si chiama la
dimensione d'organo.
Se uno è affetto da un'epatite, l'epatite non
è in relazione solo con il fegato, ma tutto
l'individuo stesso è epatite.
Questa aggressività repressa, che genera fuoco, lo
incendia dentro; gli rode il fegato, in questo momento;
questa è una verbalizzazione spesso detta da pazienti
con patologie in eccesso. Quindi epatiti, molto più
che legati a problemi funzionali, per esempio.
Molto spesso non digerisce e si accomuna ad una
verbalizzazione tipica dell'ulceroso, per esempio. Non
digerisce questo rospo, non ingoia questo rospo. Che è
naturalmente un non digerire relativo dipendente del disturbo
avanzato del fegato. Quindi è una frase che ha una
vibrazione diversa pur avendo detto le stesse parole di un
ulceroso, dove la situazione è primaria, in una
vibrazione più intensa.
Si stava parlando di dimensione d'organo, esistono
queste parti per il tutto. L'epatite è una parte
per il tutto e quindi è in analogia con la
totalità dell'organismo e della psiche della
persona.
Quindi il fegato è anche in testa. Questo fegato
ammalato, pieno di fuoco, epatite è anche nel
cervello, nell'intestino, è anche nella sua
gestualità.
Ha una gestualità differente dall'ulceroso. Sono
tutte e due "incavolati" con il mondo, ma in
modalità differenti e quindi analogicamente il
terapeuta deve entrare in vibrazione.
A questo punto,
Una volta che il terapeuta è entrato in vibrazione
con il paziente subentra l'importanza della fiducia che
il paziente dà al terapeuta.
"Dottore ne ho girati tanti ma adesso mi fermo da lei,
perché so che in un modo o nell'altro, prima o
poi, mi tirerà fuori da questa situazione."
Questo dimostra che è entrato in vibrazione con
questo paziente. Ecco che allora il paziente si accende una
sigaretta anche se c'è il cartello vietato fumare.
"Oh scusi dottore non ho visto il cartello!"
Lasciatelo fumare, perché vi sta comunicando che vuol
condividere un'area privata, un'area in cui ci siete
solo voi due.
E sarebbe meglio a questo punto anche se non ne avete
voglia, addirittura di accendervi voi una sigaretta per
fumare insieme la stessa sigaretta e lo stesso fumo, stessa
aria privata.
Quindi questo ci dimostra come veramente ogni cosa che
succede è una forma di analogia, quindi una forma
simbolica di un unico archetipo che in quel momento mi sta
portando il paziente. La dimensione d'organo è
l'archetipo che entra tramite le forme simboliche dei
nostri organi, e delle nostre parti psicologiche e spirituali
ed entra in vibrazione in difetto o in eccesso nel caso di
una situazione di alterazione, quindi di malattia nella
storia di quella persona.
Naturalmente occorre conoscere a poco a poco dalla
Tradizione, non è così difficile (è
più difficile fare il salto di qualità) ma da
quello che la Tradizione nella sua totalità ci porta
non è difficile trovare le analogie tra i vari
organi.
Le analogie che semplicemente possono essere analogie
funzionali, possono essere quindi unificate alle parti
psichiche che abbiamo o unificate ai pianeti, unificate alle
erbe ai minerali. Perché ogni regno è di per
sé in sintonia e vibrazione con ogni altro. Se tutto
il cosmo è una forma simbolica, ogni cosa è una
forma simbolica.
Pertanto è la fronda di un albero che ci dice la
stessa cosa dell'albero. Avendo una foglia di un albero e
non avendo l'albero per intero si può comprendere
cosa e come sia l'albero dalla foglia.
Possiamo partire da una parte per un tutto perché
arriveremo alla radice, all'essenza del tutto tramite
quella parte di cui è la forma simbolica.
L'archetipo è quindi la funzione massima
totalizzante.
L'archetipo è il concetto universale,
primordiale, immaginifico.
Se ci pensate bene in questi due vocaboli c'è
l'opposto l'uno dell'altro. Il concetto è
in una dimensione razionale, se vogliamo concettualizzare
significa che stiamo razionalizzando. Immaginifico, (vale qui
il discorso sul MAK nella lezione
1) è la nostra dimensione non fantastica, come spesso
nel nostro linguaggio intendiamo, una specie di evasione, la
fantasia, la fiabetta che ci raccontiamo è una
situazione di fuga da un modo di vivere da una certa
società(non la Fiaba della tradizione).
Immaginifico è invece la controparte della
razionalità che spiega quello che ad un livello
verbale, di processo logico ci spiega la realtà
razionale. Quindi è il processo analogico.
La definizione del processo concettuale analitico:
razionale, dell'immaginazione, spaziotemporale
consequenziale.
La definizione del processo concettuale analogico:
irrazionale, sintetico, non analitico, del "hic et
nunc".
Le due definizioni si uniscono in una funzione universale
che quindi Uni-versus, teleologico1, verso un senso ben preciso (che non
significa che noi dobbiamo possedere questo senso a livello
razionale).
Quindi abbiamo questo Versus in qualche cosa, che, per
forza, la razionalità non può comprenderla
tutta. Altrimenti sarebbe parziale e allora non sarebbe un
fine. Non sarebbe un senso ma sarebbe solo un significato. E
qui è molto importante la differenza tra
significato e senso.
Il significato è la spiegazione di quello che
possiamo dire di un evento o di una cosa, di
un'entità, di una situazione in chiave razionale,
avendo un significato, essendo animali razionali,
giustamente, ci diamo una ragione, (guarda caso si usa questa
parola) per poter accettare quella cosa, tramite una
spiegazione. Ma passiamo esclusivamente, nel campo analitico,
che sicuramente ci serve in un percorso di consapevolezza, ma
è parziale. Il senso delle cose, vuol dire, che
accettiamo non passivamente, le cose che ci accadono
intorno.
Se veniamo tamponati da una macchina, avrà un senso.
Anche quello, che sembra di una banalità contingente.
Avrà un senso che siamo stati tamponati e non
viceversa, abbiamo tamponato. Avrà senso, anche per
quell'altro che ha tamponato, che magari in quel momento
lì sa di aver torto e mi fa mille scuse per quello che
ha combinato. E quindi non ho nessun atto di
aggressività verso di noi. Eppure l'atto del
tamponamento è un atto aggressivo. Quindi nel suo
senso esistenziale, in quel momento lui ha dovuto liberare
delle energie, aggressive, e guarda caso proprio contro
quella macchina che è la nostra.
Ma se noi siamo lì in quel momento, nel qui ed ora,
quando succede l'incidente, in qualche modo, sembra
assurdo dal punto di vista razionale, noi siamo nella
responsabilità di essere lì
nell'incidente.
Quindi non certo a livello legale, ma a livello di senso,
noi abbiamo una responsabilità nell'incidente,
fermo restando comunque che quell'incidente ha un senso,
come tutte le cose hanno un senso.
Note
1 Teleologico vuol dire finalistico.
Teleos vuol dire fine. Teleolos, vuol dire verso una
finalità. Quindi finalismo.
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