Scuola di Medicina Spagirica
A cura del dipartimento Scientifico della Similia
2ª lezione del 1° anno
Teoria di Laboratorio
Docenti: Dr. Roberto Colautti; Marco Vittori; Fabio Patruno; Stefano Stefani




Indice della lezione


Lezione 1


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Indice delle tavole


Domande al docente

1B Teoria di Laboratorio: Piante Fresche e Spontanee.

La prima cosa che il dottor Angelini insegnava a chi si rivolgeva a lui per apprendere la tecnica di laboratorio è che la pianta venga lavorata quando è ancora fresca, questo è molto semplice per noi da capire perché sappiamo che in Alchimia si vuole andare a estrarre (cioè a tirar fuori) quello che c'è di sottile nell'energia vitale di un individuo e non solo semplicemente la forma ma proprio la sua forza vitale. Le sue "virtù" terapeutiche. Questa forza vitale dopo due ore comincia a scomparire.
Entro due ora dalla raccolta, la pianta, che sia una tintura o un oleolita, va messa subito in lavorazione. Vediamo poi che in alcuni casi (vedi il n° 51 di Kemi Hathor) il dottore si contraddice e consiglia di aspettare una giornata tra la raccolta di vegetali particolarmente umidi che si vogliano preparare in olio e la loro messa in opera. Lasciando la pianta in ombra per alcune ore in luogo ventilato e rigirandola frequentemente si ottiene che la rugiada presente sulla pianta al momento della raccolta cristallizzi sulla pianta stessa per poi passare come segnale di frequenza o onda di forma all'olio. Naturalmente l'operazione di raccolta avverrà nel giorno e nell'ora dedicati all'archetipo mentre la messa in opera avverrà il giorno successivo sia pure nella ora dell'archetipo del giorno della raccolta. Vedremo che in questo caso il calcolo è di poco più complesso.

Verrà da domandarsi perché usare la pianta spontanea e non quella coltivata con i migliori metodi (ad esempio biodinamici, secondo l'insegnamento del Maestro R. Steiner) o selezionata per contenere il massimo possibile di principi attivi?
La risposta è più che semplice: all'alchimista generalmente non interessano i principi attivi ma gli archetipi che si manifestano con più presenza dove e quando vogliono al di là della forma e della sostanza formale che l'uomo può indurre secondo una qualsiasi tecnica.
Se la pianta sopravvive per i continui interventi dell'uomo non significa certo che la divinità gradisce manifestarsi in quel momento e in quel luogo.
Da una preparazione "non spagirica" si può ottenere un buon "prodotto della terra" ma non un buon "prodotto del cielo".
Questo è fondamentale per l'alchimista. La pianta deve essere spontanea o almeno naturalizzata.


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