Scuola di Medicina Spagirica
A cura del dipartimento Scientifico della Similia
I lezione del I anno
ETIMOLOGIA ED EPISTEMOLOGIA
Docenti: Dr. Roberto Colautti; Dr. Alberto Rampino; Marco Vittori; Fabio Patruno; Stefano Stefani




Indice della lezione


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Domande al docente

2d   l'archetipo è la segnatura

Il termine "Chakra" è un termine che arriva dall'oriente e viene utilizzato per definire determinati centri di energia, movimenti di energia circolari: abbiamo già chiarito che essi non sono direttamente relazionabili ai Pianeti o Metalli Alchemici.
In Alchimia si sono sempre utilizzati i 7 pianeti. Gli antichi utilizzavano questi 7 perché essi rappresentavano alcuni centri energetici umani che, diversamente dai chakra, corrispondono ciascuno ad una ghiandola endocrina.
Si può meditare sul fatto che i pianeti suggeriscono sia il concetto di movimento che il concetto di rotazione e che nella loro complessità di movimento oltre alla rotazione e rivoluzione hanno una serie di micro-movimenti (si fa per dire data la grandezza dell'oggetto osservato), loro propri. Per esempio Venere ha un movimento di rotazione retrogrado per cui il Sole sorge ad ovest e tramonta ad est e questa è una corrispondenza ben precisa con l'archetipo Venere.
Chakra è termine che arriva dall'oriente e viene utilizzato dalla tradizione Veda molto diversamente da ciò, per esempio leggiamo cosa dice un grande maestro Yoga a riguardo, poi approfondiremo quando faremo la lezione sulla medicina energetica. (vedi Articoli da "Viniyoga n° 21 gennaio marzo 1999 Roma"). In Alchimia1, scienza delle correlazioni analogiche per eccellenza, l'anatomia e la fisiologia occulta sono delle realtà.
Non dobbiamo rivolgerci per forza all'oriente, esiste una terminologia alchemica spagirica per tutte queste realtà. Non esistono che diverse mappe nelle diverse tradizioni ma vedremo più avanti come le mappe dei vari sistemi filosofici si possano relazionare solo a patto che si approfondiscano seriamente i significati di ogni sistema che già al suo interno è talvolta contraddittorio. La segnatura indica la "forza sottile" o Archetipo, o come dir si voglia, che è occultato dal fenomeno e ne rivela la natura attraverso un linguaggio simbolico.
Il problema principale nell'utilizzo del linguaggio alchemico è che se viene detta la parola "Marte" la mente dell'ascoltatore la lega subito al pianeta molto più raramente allo spirito planetario, cioè a quella forza archetipale che è espressa anche nel pianeta, ma è anche mille altre cose. Questa è la teoria appunto delle segnature.

Gli archetipi vengono suddivisi per meta-tipi che raramente si incarnano puri, sono generalmente mischiati e hanno un'azione talora sinergica, talora contrastante.

Lo studio delle tipologie si basa su due fattori quello somatico e quello psichico. Infatti noi abbiamo le tipologie omeopatiche e le tipologie psicologiche.

I tipi psicologici che Jung ha classificato (e poi molti altri autori hanno fatto le loro suddivisioni, per esempio quelli di Luscher), i tipi omeopatici che ha classificato il Vannier ma che erano e sono presi in considerazione da molti altri autori e dall'omeopatia costituzionale, quelli di Ippocrate, ecc., non sono che esempi di tentativi per rintracciare questi archetipi classificandoli.

Il pericolo maggiore sta nel basarsi come al solito sui segni esteriori per tale classificazione che in realtà è solo analogica.
In matematica per esempio le "funzioni" sono analoghe agli archetipi in quanto una stessa funzione soddisfa più fenomeni completamente diversi tra loro.

L'alchimia ha un suo codice simbolico per gli archetipi di cui il simbolismo astrologico è una parte. La nostra opinione è che fare astrologia senza conoscere le segnature è un po' inutile come fare alchimia senza conoscere l'astrologia.
Grillot de Givry scrive:
"Molti alchimisti della nostra epoca falliscono nella loro Opera poiché non prendono in debita considerazione il Mercurio Celeste che varia secondo le influenze e gli aspetti astronomici e astrologici."

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Note

1   Una delle pratiche dell'Alchimia è dare la segnatura alle piante guardando il colore dei Sali solubili (è necessaria una grande esperienza per identificare il gioco degli elementi chimici sotto forma di sali solubili dal colore).
Si prende il calcinato; lo si liscivia, (come fare questo lo spiega Vernacchia nella lezione del primo anno di "Pratica di Laboratorio") e si estraggono i Sali solubili.
Se mettiamo i sali solubili delle varie piante, in provette di vetro, vedremo che non sono bianchi, ma ognuno ha una sua sfumatura di colore. Bisognerebbe per ogni pianta estrarre i suoi sali e vedere bene. Purtroppo basandosi sul colore delle ceneri solubili, risulta una cosa abbastanza intuitiva.
Si può dunque approfondire con un "esame alla fiamma" che di solito aiuta nell'individuazione.
E' possibile anche analizzare questi sali con i sistemi più moderni, vedere quali sono le componenti metalliche prevalenti e da questo dedurre una segnatura per quanto riguarda la funzione. Torna al testo


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